dairago.com

Arte: La Madonna in Campagna

Gli affreschi della Madonna in Campagna

La Madonna in Campagna

La diocesi di Milano è ricca di santuari, la cui origine è spesso legata ad apparizioni di Maria Santissima o ad eventi prodigiosi che a lei si riferiscono; inizialmente erano semplici edicole che sorgevano isolate nelle campagne, dove la popolazione rurale esprimeva la propria religiosità nelle forme popolari e, a volte, superstiziose.
Madonna del Latte Tra i santuari mariani va annoverato anche quello dairaghese della Madonna in Campagna, la cui costruzione risale al 1522.
Sull’altare di questa chiesetta la popolazione locale venera l’immagine della Madonna del Latte (130 x 70 cm) seduta in trono, che porge il seno al figlio.
L’affresco, conservato con parte della muratura originale, risale al XV secolo ed è quindi anteriore all’edificazione della chiesa moderna; la pittura murale doveva pertanto appartenere alla primitiva chiesa di S. Nazaro, forse di epoca longobarda, che sorgeva al posto di quella attuale dedicata alla Madonna.
La grande devozione per l’antica raffigurazione deve aver indotto i dairaghesi a conservare il brano di muro dipinto, trasportandolo sull’altare e facendolo diventare l’oggetto principale del culto.
Nell’immagine sacra, la Vergine siede maestosamente su una cattedra lignea con sotto il cuscino imperiale e indossa la tradizionale tunica purpurea, alla quale è sovrapposto il manto che le incappuccia il capo.
Il Bambino siede in grembo a Maria indossando una tunica verde guarnita di fiordalisi, benedice con la mano destra, mentre con la sinistra regge un cardellino.
Secondo l’uso degli artisti bizantini, ambedue le figure hanno gli occhi a mandorla e guardano fisso i fedeli.

La Madonna del Latte
Il tipo iconografico della Madonna del Latte, denominata in greco “Panagìa Galaktotróphousa” e in latino “Virgo Lactans”, è di origine bizantina, tuttavia questo soggetto trovò grande sviluppo nel Rinascimento, divenendo caro alla pietà popolare del Quattrocento che vi percepiva l’umanità di Dio.
Sempre nello stesso secolo, per lodare la generosità di Maria, si diffuse largamente anche il titolo di Madonna delle Grazie raffigurata, soprattutto nel Meridione, nel momento in cui dona il latte materno, ossia come Madonna del Latte.
Uno dei motivi della diffusione di dette Madonne è da ricercarsi nell’importanza ricoperta nelle culture contadine dall’allattamento, considerato un momento essenziale della maternità e un compito strettamente legato alle donne, le quali, per cautelarsi contro i disturbi di mancanza di latte o di lattazione insufficiente, si recavano presso i santuari, al fine di assicurare la protezione in questa funzione fondamentale per la società rurale.
Il modulo della Madonna del Latte deve la sua fortuna anche ai testi liturgici che celebravano la maternità divina di Maria, come il Messale Ambrosiano del 1475: “beata ubera quae te lactaverunt dominum et salvatorem mundi”, o il Messale Ambrosiano del 1488: “beata ubera lactent tantam dignitatem”.
Il soggetto veniva spesso ripreso anche dai predicatori, come il beato Bernardino da Busti autore del celebre Mariale (1480), dove il seno di Maria è esaltato quale fonte di nutrimento spirituale per gli uomini.
La stessa visione dominava ancora nel Cinquecento, come testimoniano un’antifona mariana di Compieta ed alcune preghiere del tempo di san Carlo.
Nella Milano rinascimentale, furono eseguiti moltissimi dipinti della Madonna del Latte per opera di Foppa, Donato di Bardi, Solario, Luini, Boltraffio, Lanino, Bergognone.
Il motivo uberale venne però abbandonato dopo il Concilio di Trento, in particolare nella diocesi di Milano le raffigurazioni della Madonna che allatta vennero combattute dal cardinale Federico Borromeo, con le sue istruzioni De pictura sacra.

Il cardellino
Nel dipinto venerato nel santuario dairaghese, il cardellino posato su una mano del Bambino costituisce un tipico riferimento alla passione di Cristo, riscontrabile in numerose pitture della stessa epoca.
Tale uccellino deve il proprio nome al fatto che anticamente si credeva vivesse nutrendosi solo di cardi e di spine.
Secondo una leggenda di cui si ignora l’origine, ma che è propria del mondo cristiano, durante la passione del Signore, il cardellino si mise ad estrarre a una a una le spine dalla corona che feriva Gesù; trafitto a sua volta dalle punte intrise dal sangue di Cristo, il volatile sarebbe rimasto per sempre macchiato di rosso sul capo.
Questa leggenda fiorita nel XIV secolo ha segnato la comparsa del cardellino nelle rappresentazioni pittoriche, ritratto vicino o addirittura tra le mani di Gesù Bambino; l’esempio più celebre è senz’altro la Madonna del Cardellino di Raffaello conservata nella Galleria degli Uffizi a Firenze.

Nella pieve di Dairago
Oltre che nel santuario dairaghese della Madonna in Campagna, si possono ammirare alcuni dipinti della Madonna del Latte anche in altre chiese dell’antica pieve di Dairago.
Nel santuario di S. Maria Nascente ad Arconate, in origine dedicato alla Madonna delle Grazie, è in opera come pala d’altare una Madonna del Latte databile tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo, in gran parte ridipinta nel 1806.
A Borsano si conserva un affresco del XV-XVI secolo, che faceva parte del patrimonio artistico dell’antica chiesa parrocchiale ormai demolita, in cui appare la Madonna in trono che allatta il Bambino.
A Castelletto di Cuggiono, in una piccola edicola affacciata sulla piazza della chiesa, è racchiuso il brano di un affresco della stessa epoca e con lo stesso soggetto di quelli già citati.
Infine a Nosate, su una parete della chiesa di S. Maria in Binda, sono raffigurate in fila, una di fianco all’altra, ben sette Madonne col Bambino simili tra loro e datate 1512; di esse le ultime tre verso l’altare allattano il figlio.

Gruppo di Ricerca Storica