Teresina Barlocco Luoni: una testimonianza
"La mia adolescenza".
"Correva l'anno 1944-45, durante l'ultima guerra, mi trovavo presso la famiglia di Carlo Gorla (Carletto) per accudire i bambini; lì si trovavano dei partigiani.
Mi ricordo che uno era un signore di mezza età (il signor Villa di Cuggiono), i fascisti gli avevano bruciato la casa e avevano fatto deportare in Germania la moglie e la figlia per aver ospitato, a sua volta, dei partigiani in casa.
lo mi ero affezionata subito a quest'uomo, rimasto orfano della sua famiglia, e per lui io ero come una figlia, ma comunque egli soffriva terribilmente per la perdita dei suoi famigliari, costretto a vivere nascondendosi, con il terrore che i fascisti trovassero questo suo nascondiglio.
Mi ricordo che una sera partì un gruppo di una decina di giovani di vent'anni. Questi, con il capo dei partigiani, assaltarono la prigione di San Vittore, ma durante la sparatoria un ragazzo morì, mentre il capo (lo Spezia) venne ferito a un braccio. Il giorno successivo io e il signore di mezz'età gli fasciammo e disinfettammo l'arto; questo signore si rendeva utile in ogni modo in casa e si preoccupava di consigliare i ragazzi.
Un giorno arrivò l'ordine di partire per i ragazzi e il signore, così io non li rividi più. In seguito arrivarono in casa due paracadutisti americani che si erano lanciati durante una missione aerea; uno di loro era medico, l'altro pittore. Passavamo le giornate a giocare a carte e ascoltare dischi. Mi volevano bene e ricordo che mi comprarono una bicicletta per andare a prendere il latte ad Arconate.
Gli alimenti erano razionati, ma i genitori della padrona di casa erano fittavoli, quindi da noi il cibo non scarseggiava. I due americani stavano in casa, non uscivano mai per la paura di essere scoperti; per chi ospitava in casa partigiani o americani c'era la pena di morte.
Un mattino, arrivata in casa, i due americani erano spariti e io non seppi più nulla di loro. Dopo pochi giorni arrivò un altro partigiano: era un andare e venire continuo. Finché un brutto giorno, nel marzo del 1945, arrivò una camionetta di fascisti; perquisirono la casa e trovarono le torce che i partigiani usavano per le retate in montagna. Il partigiano che era in casa fu arrestato assieme al padrone di casa. Volevano arrestare anche me ed ero già stata caricata sulla camionetta, quando una signora si avvicinò a parlare con i fascisti: disse che io non sapevo niente, di lasciarmi andare; così fui libera.
Pochi giorni dopo l'arresto ci fu l'armistizio, la guerra era finita e tutti uscivano dalle case: chi rideva, chi piangeva dalla contentezza: era il 25 aprile 1945 e dopo 5 lunghi anni di guerra, di fame e di paura, tutto era finito. Tutti quelli che erano stati arrestati furono subito liberati, così anche il partigiano e il padrone di casa".