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Memorie: I fratelli Colombo Speroni

I fratelli Colombo Speroni

Lo scoppio del Secondo conflitto mondiale, la complessità delle operazioni, il protrarsi delle stesse oltre le iniziali aspettative, hanno imposto al Paese il sacrificio di un sempre maggior numero di uomini. Assistere, rassegnate, alla partenza per il fronte dei figli maschi e vivere la quotidianità nella casa col pensiero degli affetti lontani, esposti a chissà quale sorte, fu l'esperienza che si trovarono a condividere molte famiglie, come quella di Paolo Colombo Speroni e Antonia Olgiati, dal cui matrimonio erano nati sei figli: tre maschi e tre femmine.
ANGELO (nato ad Arconate il 29-10-1917, morto a Dairago il 11-10-1984), il secondogenito dei maschi, partiva per il servizio di leva nel 1938; assegnato al Reparto Sanità, nonostante non avesse compiuto studi specifici, veniva destinato all'ospedale di Rodi e lì lo sorprendeva lo scoppio della guerra. Nel febbraio del 1942 era chiamato alle armi il terzogenito ERCOLE (nato ad Arconate il 18-5-1922). Assegnato al 3° Reparto Bersaglieri di stanza a Torino, veniva inviato in Bosnia-Croazia. Il 12 aprile dello stesso anno gli era concesso di tornare a casa in breve licenza per la morte della mamma Antonia, che spirava senza il conforto dell'altro figlio nel lontano Egeo.
Col precipitare degli eventi, ai primi di settembre del 1943, anche il primogenito AQUILINO (nato ad Arconate il 13-10-1911, morto a Dairago il 5-1-1969) era richiamato, benché, per la legge allora vigente, sarebbe dovuto essere stato riconosciuto sostegno alla famiglia. Egli del resto aveva già adempiuto il servizio di leva, aveva preso parte tra il 1935 e il 1936 alle operazioni in Africa Orientale, assegnato alla 1° Squadriglia Speciale come manovratore di carri armati, ed era stato in seguito più volte richiamato. Così, fresco sposino, proprio per la specificità del ruolo, si presentava alla caserma di Vercelli cui era stato destinato.
Dopo l'8 settembre, veniva internato dai tedeschi in Germania e quindi mandato a Graz, in Austria, dove veniva impiegato come autista. Anche gli altri due fratelli venivano fatti prigionieri e tradotti in Germania.
Con la fine della guerra nel '45 i tre fratelli, fortunatamente sopravvissuti, anche se provati, facevano ritorno a casa. (rita colombo speroni)